Oggi, di fronte a questo mare agitato della mia Versilia, il ricordo lontano di un vecchio lupo di mare mi ritorna nitido alla mente: alto, asciutto, capelli bianchi, barba rasata, ma incolta, rughe segnate dal tempo e scavate dal sole. In testa un cappello da marinaio, maglioncino blu, pantaloni blu rimboccati al polpaccio, ai piedi zoccoli di fattura grossolana, una cintura per tenersi le brache e un mozzicone di sigaro toscano spento in bocca.
Va alla Pergola di Tonfano, al CRO “Circolo Ricreativo Operai” per farsi un goccetto dopo la pesca, come ogni giorno. Non è solo, dietro di lui la sua fedelissima oca bianca che lo segue come un cagnolino.
Lei sa che un goccetto piccolo al CRO lo avrà anche lei (che privilegio per un’oca!) e anela a quel momento come il suo padrone. Finalmente entrano nel circolo. Appena il gestore li vede versa un cognacchino per lui e uno più piccolo, fatto di avanzi di liquori, all’oca (ormai è un rituale). Entrambi soddisfatti se lo ciucciano contenti. L’oca fa strani versi, ma beve e non le pare vero di farlo.
“Andiamo a casa Bianca?” sprona lui la sua oca e, come ogni fine giornata, vanno a casa insieme.
Passò del tempo e un giorno mi resi conto che da tanto non vedevo il lupo e l’oca. Preoccupata chiesi il perché a qualcuno e la risposta fu cattiva:
“È morto d’infarto.”
“E la sua oca?”
“La sua oca l’hanno dovuta ammazzare, era alcolizzata come lui. Beccava tutti, voleva solo il suo padrone.”
I miei occhi si inumidirono, ero bambina e molto sensibile.
Mi volli immaginare che non erano morti, ma andati insieme in un mondo sconosciuto dove quell’amicizia sarebbe durata per sempre.
La Tati