La vita è una sorpresa

CAPITOLO  PRIMO

L’aereo sorvolava, a  quota relativamente bassa, una foresta  tropicale densa di vegetazione, dove si alternavano altissime sequoie e  grossi e maestosi baobab.
Jack guardava dal piccolo oblò e ripensava agli avvenimenti che lo avevano portato a bordo.
Una fuga precipitosa da quel fumoso e malfamato bar della periferia di …. quale città? Non ricordava più, ricordava però bene il colloquio che lo aveva spinto a mollare tutto. Ricordava il suo interlocutore, un uomo alto, magro, con un viso spigoloso che sembrava scolpito nella pietra.
“L’organizzazione ha saputo tutto dei tuoi affari, hanno già sguinzagliato i loro killers per risolvere la situazione.” aveva detto “ forse la fuga potrà salvarti da grossi guai, molla tutto e vai.”
Jack era rimasto di ghiaccio, e guardando fisso l’uomo aveva accennato un sorriso, rispondendo: “Ho superato momenti peggiori, comunque grazie del consiglio e dell’informazione.”
Alzatosi ed uscito dal bar Jack aveva rimuginato su quanto saputo ed aveva deciso che, forse, poi, la fuga non era da scartare; così aveva prenotato il primo volo disponibile ed era andato.
Ora su quell’aereo vedeva davanti a sé un futuro incerto e tanta nebbia, densa folta che non lasciava intravedere niente dei possibili futuri avvenimenti.
Sapeva soltanto che doveva continuare ad andare fino a far perdere le proprie tracce, fino a quando non fosse riuscito a fare chiarezza su quello che era successo e a porvi rimedio. Soltanto alcuni mesi prima era un tranquillo venditore di immobili con una vita organizzata e sicura, divideva la sua giornata fra gli appuntamenti di lavoro, un pranzo veloce, un incontro con gli amici e, quando capitava, una piccola avventura di una notte con qualche donna appena conosciuta.
Sempre incontri saltuari senza alcun coinvolgimento, senza nemmeno ricordarsi il nome della donna, senza che mai lasciassero una seppur minima traccia.
Poi una sera, uscendo dal bar per tornare a casa, aveva incontrato, anzi si era letteralmente scontrato con una donna bella ed impaurita.
Scusandosi per la sua goffaggine aveva detto: “Mi perdoni signorina non l’avevo vista.” Poi con un guizzo di spregiudicatezza ma cadendo nel più cupo banalismo  “comunque è stato molto piacevole, forse un segno del destino “.
Lei aveva risposto con uno sguardo da cerbiatto smarrito e, inaspettatamente, aveva risposto: “Mi aiuti per favore, ho bisogno di qualcuno che mi possa trovare un nascondiglio e mi dia la possibilità di andare via da qui” poi aveva aggiunto “saprò ricompensarla vedrà”.
Jack pensava si trattasse di uno scherzo, non era possibile che una donna così bella chiedesse a lui un aiuto e ventilasse anche la possibilità di ulteriori sviluppi.
Comunque pensando non fosse poi così reale il pericolo e che in realtà si trattasse di un sistema di abbordaggio e non avendo niente di meglio da fare, decise di stare al gioco e le chiese di seguirlo.
La ragazza aveva lunghi capelli rossi, snella ma ben tornita, con gambe lunghe e affusolate nonostante non fosse molto alta, un seno sodo e pieno, non prorompente ma ben fatto, due occhi di un verde così brillante e trasparente da ricordare i mari caraibici.
Senza fare discussioni si incamminò dietro a Jack che si dirigeva verso la sua automobile e salì senza indugi non appena egli ebbe aperto lo sportello.
In macchina Jack guardava, senza farsi notare, la donna e pensava fra sé che certamente si preparava una serata interessante.
Ancora non sapeva quanto sarebbe stata interessante!!
Giunti sotto casa di Jack egli l’aveva guardata e le aveva detto: “Questa è casa mia , non sarà certo il luogo più sicuro della terra ma non ho niente di meglio da offrirle” Si aspettava che la donna nicchiasse percependo che l’invito sottintendeva ben altro invece Susy, questo era il nome della ragazza, accettò senza esitare e con una disinvoltura tale da lasciare Jack assolutamente stupefatto.
Saliti al decimo piano dello stabile ove abitava, Jack aprì la porta d’ingresso della casa e la ragazza entrò a precipizio, si sdraiò sul divano che era all’interno e, per la prima volta, Jack si accorse che prendeva fiato.
Jack accese le luci “Faccia come se fosse a casa sua” disse sorridendo “le posso offrire qualcosa?”
La donna sembrò accorgersi in quell’attimo della sua presenza e, imbarazzata ma sollevata, guardandolo ed indirizzandogli un ampio sorriso che mise in mostra una dentatura perfetta e bianchissima “Grazie “rispose “accetterei volentieri qualcosa di forte e vorrei usare il bagno”
Jack le indicò la porta del bagno e mentre lei con passo sciolto e sensuale, ma di una sensualità naturale non ricercata, si avviava, le preparò un drink.
Aspettando che la ragazza uscisse dal bagno Jack si sedette sul divano e, vista la giornata particolarmente pesante che aveva avuto, rilassandosi si appisolo’.
Uno scossone improvviso lo svegliò aprì gli occhi di scatto e……
Si ritrovò sull’aereo che veniva scosso da violenti vuoti d’aria, sembrava che una mano di gigante lo scuotesse e lo sbattesse come uno shaker, e, per complicare la situazione, all’improvviso uno dei motori si spense con una fiammata provocando un repentino contorcimento del mezzo che pareva quasi rompersi in due.
Jack cominciò a preoccuparsi e, guardando fuori dall’oblò, vide che l’aereo aveva perso notevolmente quota ed ora sfiorava le frondose cime delle sequoie.
La preoccupazione si trasformò presto in terrore in quanto sembrava che il pilota avesse perso definitivamente il controllo, l’aereo, infatti, oscillava pericolosamente e ondeggiava come un dondolo impazzito.
Uno schianto, un’altra fiammata ed anche il secondo motore salutò allegramente e si spense.
L’aereo cominciò a precipitare davvero e la voce del pilota impartì le disposizioni per l’impatto, “Allacciare le cinture, schienali rigidi, posizione reclinata, testa fra le gambe e che Dio ci aiuti”
Quest’ultima affermazione più della situazione già di per sé tragica fece rizzare i capelli in testa a tutti i passeggeri che, seguendo le istruzioni, si preparavano ognuno a suo modo all’imminente possibile incontro con il creatore.
L’aereo continuò la sua corsa abbassandosi sempre più fino a quando, all’orizzonte, apparve una radura fra gli alberi che sembrava un’oasi di salvezza, anche se era angusta e non certo una comoda pista di atterraggio.
Scendendo anzi perdendo rapidamente quota l’aereo colpì il suolo con un tonfo e cominciò a correre velocemente sull’erba mentre il pilota cercava con tutte le sue forze di frenarne lo slancio affondando il piede sul freno, modificando l’assetto delle ali e cercando di tenerlo sempre all’interno della pista improvvisata.
Con l’aiuto di Dio, del fato, del destino o di chiunque volete finalmente il velivolo finì la sua corsa con uno strappo improvviso che proiettò i passeggeri contro gli schienali dei sedili anteriori facendo perdere i sensi a tutti.

CAPITOLO SECONDO

Giacomo aprì lentamente gli occhi svegliandosi da un sonno così particolare ed inquietante che gli pareva difficile credere fosse stato solo un sogno.
Stropicciandosi gli occhi con le mani, girando lo sguardo lentamente nella stanza, osservando le cose familiari e consuete di casa sua, cominciò a riprendere coscienza definitivamente.
Si alzò, andò in bagno, si fece la doccia, si vestì ed andò in cucina dove l’attendeva l’odore conturbante del caffè appena preparato e delle brioche riscaldate nel forno. Si avvicinò alla sedia dove era seduta la moglie e la salutò con il solito distratto bacio di routine.
“Dormito bene cara?” chiese per un’abitudine ormai diventata regola aspettando la risposta che anch’essa era ormai regola “Grazie si caro”.
Sedette al tavolo avvicinò una tazza di caffè e una brioche e fra un morso e l’altro preparava mentalmente il programma della giornata mentre in sottofondo, appena ai limiti della coscienza lo turbava ancora il ricordo del recente sogno.
“Oggi appena uscita dall’ufficio andrò a far compere perciò tornerò soltanto a pomeriggio inoltrato” disse improvvisamente la moglie scuotendolo dai suoi pensieri “provvedi da solo per il pranzo”
“Si bene non preoccuparti ci penserò io” rispose distrattamente Giacomo con la mente ancora completamente occupata dal vivido ricordo del sogno.
“Ah a proposito “aggiunse la moglie “per i bambini ho combinato con la maestra così andrò a prenderli io nel pomeriggio, un pensiero in meno per te”
“Si bene, perfetto” disse Giacomo.
Poi si alzò prese la giacca e con un veloce bacio di saluto uscì.
In strada il tiepido sole di primavera di Siracusa lo accarezzò e tutto sembrò tornare alla normalità.
In ufficio il chiaccherio dei colleghi ed il brusio dei clienti, lavorava in banca, lo assorbirono del tutto facendogli quasi dimenticare lo strano sogno.
Fra un cliente ed una breve pausa per il caffè trascorse velocemente la mattinata e giunse l’ora dell’intervallo per il pranzo,
Giacomo uscì e, sapendo che la moglie a casa non c’era, decise di pranzare in un piccolo bar adiacente l’ufficio dove trovò molti dei colleghi che come lui preferivano evitare di tornare a casa per l’intervallo.
Consumando un veloce pasto chiacchierarono un po’ parlando come sempre del tempo, delle partite di calcio, dell’ultimo programma in tv e, dulcis in fundo, delle donne; argomento quasi d’obbligo fra colleghi.
Tutte chiacchiere futili ma che servivano a riempire il vuoto, il silenzio e l’incomunicabilità reale fra di loro.
La seconda parte della giornata lavorativa trascorse a fare i conti per il bilancio serale delle operazioni eseguite nella giornata e appena tutto fu sistemato, Giacomo salutò i colleghi ed uscì per tornare a casa.
A casa non c’era ancora nessuno e Giacomo decise di rilassarsi davanti la tv comodamente seduto in poltrona.
Forse la stanchezza della giornata, forse il silenzio della casa vuota, forse il programma in tv che invitava al sonno lo rilassarono talmente tanto che si appisolò.
Nel dormiveglia pensava al sogno della notte precedente e si rendeva conto della vividezza delle immagini, della familiarità dei luoghi, della conoscenza che sentiva di avere della storia.
Tutte queste considerazioni lo fecero pian piano convincere che forse si era trattato più di un déja-vu che di un sogno.
Questa nuova idea penetrata spontaneamente nella sua mente lo preoccupò un po’ in quanto si rendeva conto che in effetti non aveva mai visitato quei luoghi impervi ed esotici visti nel sogno e che, essendosi sposato molto giovane, in effetti non aveva mai avuto avventure di poco conto, men che mai di una sola notte.
Si chiedeva perché pensasse che si fosse trattato di qualcosa in più di un sogno, perché il suo subconscio fosse convinto di aver vissuto realmente quelle avventure, perché si sentisse così turbato da quel ricordo che pur essendo ancora vivido e presente era, lo sapeva bene, soltanto un sogno.
All’improvviso si sentì aprire la porta e l’allegro vociare dei bambini che rientravano accompagnato da bruschi rimproveri della mamma che li richiamava all’ordine, lo fecero uscire di botto da quella specie di trance in cui era caduto.
“Papà, papà” gridavano i bambini “sai oggi a scuola abbiamo visto una nuova play station con dei giochi nuovi bellissimi, favolosi perché non ce la compri?”
“Calma, calma “disse sorridendo Giacomo “vedremo, vedremo chissà che non troviate una sorpresa fra un po’
” La ventilata possibilità eccitò ancora di più i bambini che gli si buttarono addosso e con carezze, smorfie, moine cercarono di convincerlo.
“Va bene” si arrese Giacomo “ la compreremo, ma ora andate a lavarvi e a fare i compiti”
“Li abbiamo già fatti” risposero all’unisono i ragazzini “a scuola abbiamo già fatto tutti i compiti”.
Se è così allora sedete alla tv e seguite i cartoons o qualsiasi altro programma preferite” Così fecero e un po’ di calma ritornò nella casa.
Giacomo si rivolse alla moglie “Tutto a posto Federica?” chiese “come è andata la giornata, sei molto stanca?”
“Non moltissimo” rispose la moglie “diciamo normale amministrazione. Ufficio, parrucchiera e poi di corsa dai bambini, tutto come al solito”
“Ora vado a lavarmi e poi pensiamo per la cena” aggiunse iniziando a spogliarsi.
Toltasi la camicetta e la gonna rimase in sottoveste e Giacomo ammirandola pensava che nonostante gli anni trascorsi era ancora una gran bella donna, le gravidanze, gli anni, la rilassatezza normale della vita matrimoniale non l’avevano poi cambiata molto, anche se certo non era all’altezza di Susy si ritrovò a pensare.
Questo pensiero lo fece sobbalzare fra sé e sé ma chi era questa Susy? dove mai l’aveva conosciuta?
D’improvviso realizzò che si trattava della donna del sogno ed ancora una volta una ruga di preoccupazione gli increspò le sopracciglia.
“Ma che diavolo” pensava “ancora quel sogno che ritorna, non riesco a togliermelo dalla mente. Chissà” rimuginava “forse perché mi ha mostrato la vita che avrei voluto, forse perchè comunque l’avventura è una forte calamita, forse perché dentro ognuno di noi c’è l’eroe che tutti vorremmo essere”.
Sapeva che se questo pensiero fosse rimasto dentro la sua mente avrebbe potuto minare la tranquillità del suo menage, avrebbe potuto creare aspettative e desideri che non potevano essere soddisfatti.
La voce della moglie che lo chiamava dal bagno lo distrasse dai suoi pensieri.
“Giacomo vieni, aiutami” diceva ad alta voce la moglie “ho bisogno che mi lavi la schiena, non riesco a farlo da sola”
Giacomo si avviò verso il bagno controllando che i bambini fossero impegnati nei loro passatempi perché sapeva che lavare la schiena alla moglie significava comunque un po’ di intimità fra loro e questa intimità doveva essere protetta dagli sguardi indiscreti dei figli. Entrato nel bagno scostò la tendina della doccia e si soffermò a guardare la moglie nuda sotto l’acqua.
Non potè fare a meno di notare come fosse ancora sodo e teso il suo seno anche se un po’ ingrossato dagli allattamenti, come fossero scolpite, tornite e morbide le cosce anche se si intravedeva qualche segno di decadenza, come fosse sodo, duro ma nello stesso tempo morbido da accarezzare il suo sedere tondo.
Tutti questi pensieri lo fecero eccitare e, stupito, si accorse che il suo sesso si era indurito. Più per scherzo che per un vero desiderio si strofinò alla moglie che piacevolmente stupita lo attirò a sé, risultato……Giacomo si bagnò e dovette uscire precipitosamente dalla doccia.
Quell’attimo di eccitamento sessuale seppur temperato dall’inglorioso finale servì a rinsaldare l’intimità fra i due coniugi.
Federica continuò la sua doccia mentre Giacomo andò in cucina per iniziare la preparazione della cena.
Finita la cena dopo aver seguito il film della sera in tv e dopo aver sistemato i bambini per la notte, Giacomo e la moglie andarono anch’essi a letto.
La precedente eccitazione era ancora viva nella loro mente per cui……. diciamo che adempirono i doveri coniugali.
Poi si prepararono per il sonno e velocemente come sempre d’altronde Giacomo cadde in un leggero dormiveglia non ancora sonno ma già meno che veglia.
Sognò che due dita erano emerse nel cielo e avevano spento il sole e si chiese allibito quanto ci sarebbe voluto perché tutto andasse in rovina e la vita si estinguesse.

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