
L’uomo ha adoperato le piante per curarsi fin dalla notte dei tempi, perché possiedono ciò che serve a sostegno della vita su questo pianeta. Una pianta nutre, cura, fa ammalare, uccide, ma anche guarisce. Può favorire le giuste attività psichiche e impedire quelle meno utili.
Le piante e le erbe sono un piccolo laboratorio chimico. La pianta si muove, dorme, si risveglia, respira, ha una sua sensibilità, un cuore pulsante che regola la circolazione della linfa. L’Acetosella si apre quando il tempo è bello e si chiude con il temporale. La Carlina Acaulis, quel bellissimo cardo dai petali perlati, chiude la corolla quando sente arrivare il temporale. Ogni pianta dorme e si desta secondo il proprio orologio interiore: la Ninfea e le Lattughe si destano alle 7 del mattino, la Portulaca e il Latte di Gallina alle 11. Il Convolvolo porporino alle 22, la Bella di Notte si schiude anche lei con il buio. Questo fa capire che ogni pianta ha il suo sentire e le sue preferenze. Bisogna amarle, non sono oggetti da studiare solo in laboratorio, se le ami svelano i loro segreti nel luogo dove abitano: nel campo, nella selva.
Come noi uomini che abbiamo più o meno simpatia verso gli altri esseri, anche le piante danno il loro massimo associate con altre piante amiche. La Bardana sta bene con la Betulla, la Liquirizia, il Mais, la Menta, la Noce, il Sambuco e il Tarassaco. Se riesci a sfruttare queste simpatie in una preparazione erboristica, infusi e decotti, macerati, tinture, olioliti, unguenti, ecc.,ecc. saranno perfetti, aggiungendo se le piante sono state raccolte all’ora giusta a pianta attiva, nel periodo balsamico, nei luoghi incontaminati e possibilmente energetici: questi luoghi esistono.
Tutto questo fa capire che se non sei sveglia e ben informata farai un decotto di pura paglia, completamente inutile. Un mio amico farmacista, un uomo colto, nel periodo balsamico si inerpicava su per una montagna, in Francia, per trovare l’Artemisia di quel luogo e preparava dei rimedi sempre, sempre efficaci. Le erbe del campo sono esseri delicati, vogliono mani gentili. Detto questo, fate attenzione a ciò che si trova in un prato o nel bosco: se guardate senza vedere non troverete niente, se vedete scoprirete un tesoro anche per le vostre tavole: More, Mirtilli, Lamponi, Pinpinelle, Soffioni, Ortiche, Rosolacci, Raperonzoli, Castagne, Corbezzoli, Funghi, Asparagi selvatici, le cime del Luppolo, del Pungitopo, il Topinambur, Pastinache. Mio Dio, sono così tante le erbe amiche! E non dimentichiamo la Borragine, buona tutta e dai fiori celesti ottimi nelle insalate e, poi la Ruchetta selvatica cento volte più saporita e nutriente di quella comprata. Tritata con i pinoli in un olio di frantoio diviene un pesto fantastico sulle linguine. Una volta mi svegliavo alle cinque del mattino per cercare le erbe vicino al Monviso, ora sono chiusa in un appartamento a Firenze, meravigliosa città, ma ogni tanto vorrei tornare nel bosco e nei prati per amarli ancora. Siamo un unico organismo, piante, animali, uomo e ci metto anche le pietre, i minerali, perché no? Si può avere un dialogo con tutti loro se ci accorgiamo di essere connessi con un’unica anima vivente. Se stacchiamo questa connessione, non solo non comprendiamo le piante e tutto il resto, non comprendiamo più noi stessi, non sappiamo chi siamo, ci troviamo costretti a vivere in luoghi artificiali perché la natura ci spaventa, ci sentiamo soli anche in mezzo a tanta gente, perché abbiamo perso la nostra anima primordiale.
La Tati